domenica 29 novembre 2009

Mullard twenty-watt amplifier.


Questo amplificatore è la clonazione elettrica del mitico”Mullard 5/20” edito per la prima volta nel 1959 sull’omonimo libro “MULLARD TUBE CIRCUITS FOR AUDIO AMPLIFIERS” ed è anche una delle mie più grandi fatiche realizzative, ultimato nel lontano 1999.
In basso ho incluso anche le figure dell’epoca, dove veniva, realizzato mono.
Per la sua costruzione ho preferito impiegare due telai, alimentatore e finale, in modo da scongiurare qualche loop di massa ho interferenze magnetiche, che, su realizzazioni cosi complesse, non sarei riuscito prevedere.
Lo schema impiegato è un classico ultralineare di EL34, che per l’epoca rappresentava un riferimento ma che anche oggi sta tornando di gran voga.
E^ stato realizzato completamente in dual-mono effettuando cablaggio in aria con fili ad alta percentuale di argento e rispettando, nella sezione finale, la quasi totalità del layout dei collegamenti interni dell’ampli, ho montato prima tutti i componenti nelle Tag Board, poi le ho inserite nel cabinet ed ho fatto i collegamenti.
Nella sezione alimentatore ho cambiato il pigreco di filtro dopo la GZ34, considerando che la raddrizzatrice sopporta una capacità di un valore massimo di 60mf ho portato il primo condensatore a 50mf e quello dopo l’induttore a 100mf, il progetto originale prevedeva 8 mf ma a me sembravano decisamente pochi e avevo paura che l’ampli potesse avere qualche problema di pilotaggio degli altoparlanti .
Dopo la prima accensione mi sono subito reso conto che c’era qualcosa che non andava, era molto carente in bassa frequenza, i collegamenti erano giusti e le tensioni anche, avevo il sentore di aver osato troppo nel realizzare uno schema ormai obsoleto e che, quel tipo di suono apparteneva fisiologicamente all’ampli, considerando che qui si fa un uso spudorato di controreazione.
La soluzione è presto arrivata, un bel giorno misurando le due placche delle finali, mi accorgo che vi era uno sbilanciamento dovuto ad una differenza negli avvolgimenti dei due rami dei trasformatori push-pull d’uscita, ( nucleo in saturazione) per risolvere il problema ho inserito un potenziometro di bilanciamento sui catodi delle EL34, e finalmente l’ampli ha iniziato a funzionare a dovere, l’unico inconveniente sta nel fatto che un tubo lavora più dell’altro.
Ho cambiato infine i condensatori di accoppiamento delle driver con le finali, avevo utilizzato prima dei Digitex polipropilene met., ma avevano un suono troppo metallico, l’ideale sarebbero stati dei carta e olio, infine ho preferito inserire dei Roe (semplicemente perfetti).
Ancora oggi l’M 5/20 rappresenta un riferimento nel mio impianto di casa, ha una potenza ed una dinamica sconvolgente con il tipico suono di sostanza impronta “Dynaco Stereo 70” o “Radford Sta 25”, non sono mai riuscito a portarlo al clipping, ne vado molto fiero.
Ogni tanto quando lo capovolgo per fare qualche misura rito, mi meraviglio di come abbia fatto a realizzare quel cablaggio e me lo ripercorro attentamente.


Schema elettrico.




Come si presentava il Mullard 5/20, un singolo canale.





Vista della sezione "Finale"




Retro: si vedono i connettori per anodica e filamenti separati.




Cablaggi interni in aria.





Cablaggio di un canale, relativa Tagboard.




Capacità "solen" di Filtro, per la sezione Pre, e
potenziometro per bilanciamento placche finali.




Cabinet alimentatore, ospita 2 trafo alimentazione
2 induttanze filtro, mitiche GZ34 e le capacità di filtro.



giovedì 26 novembre 2009

Al più presto pubblicherò il mio ultimo lavoro, un semplice ampli "PCL86" triodo, pentodo, realizzato per musicalizzare il salotto di mio Cognato.

martedì 24 novembre 2009

JEST 6080


Il circuito, proviene da una nota rivista del settore, utilizza delle valvole finali tipo”6080”, mentre per la sezione ingresso e pilotaggio sono utilizzate “E88CC”,
Lo stadio di ingresso e molto semplice i due triodi della e88cc sono connessi a catodo comune, con accoppiamento a resistenza e capacità. La sezione alimentazione e anch’essa di tipo classico. Utilizza un pigreco induttivo con capacità di ingresso 470mf, induttanza 10H, e seconda capacità logicamente da 1000mf per evitare “risonanze di filtro, poi vi è un ulteriore pigreco, però resistivo, per i triodi di ingresso.
Il pezzo forte è caratterizzato dalla polarizzazione della finale, la 6080 come ben sapete è costituita da due sezioni, i suoi due triodi, in questo circuito, sono stati connessi in parallelo, quindi si tratta di un sengle ended parallelo per ogni canale. Questa circuitazione provoca come risultato un aumento del fattore di smorzamento del finale, una drastica diminuzione della sua resistenza, con il risultato di un più agevole pilotaggio degli altoparlanti, non male.
La polarizzazione della finale non è molto spinta: 210v anodo, 60v catodo, 500homm resistenza catodica, si arriva ad una dissipazione di 9w ben al di sotto dei 13w che la 6080 può sopportare, di contro la res. di catodo, essendo percorsa da ben 120mA, deve essere di potenza notevole, io per stare sicuro sono arrivato a 500homm/20w.
Il cablaggio, come mia consuetudine, è totalmente realizzato in aria, montando prima i vari componenti nelle ancorine e poi posizionandoli all’interno. Ho usato fili con alta percentuale di argento e resistenti alle alte temperature di tipo aeronautico, la barra di massa attraversa tutta l’elettronica centralmente come si vede dalle foto. Per accoppiare i due triodi della pilota ho usato cond. digitex poliestere metallizzato da 0.47mf mentre per il collegamento con le finali, volevo scaldare un po’ il suono con dei carta e olio. In primis ho usato dei cond. da 1mf russi, ma dopo un po’ di obbligatorio rodaggio, ho cominciato a sentire delle distorsioni inspiegabili, anche con “angoli” di potenziometro decisamente stretti. Ho subito sostituito gli “scatoloni” con degli stupendi “ITT poliestere”. I ferri di alimentazione li ho comprati già belli e fatti mentre per quelli di uscita vi è una storia parte. Voglio innanzitutto ringraziare il mio amico Giovanni P. che me li ha avvolti con la sua proverbiale pazienza e conoscenza in materia. Sono due bellissime macchine elettriche avvolte in bifilare interponendo strati di teflon per minimizzare vibrazioni ed aumentare l’isolamento, sempre tenendo conto del fattore capacità tra gli avvolgimenti, niente a che dire sono un bell’inno all’autocostruzione, finiti poi con nuclei a doppia “C” come il progetto prevedeva. Valore di impedenza di carico 1000homm, induttanza 8 henry.
L’amplificatore ha un a potenza di 5w o poco più. Risulta molto trasparente e dettagliato unito ad un’insolita capacita di pilotaggio in bassa frequenza dovuta alla sua configurazione parallelo.
Un salutone a tutti da Avionico.

Dettagli amplificatore Jest 6080





Caratteristiche elettriche e schema ampli.








Vista dei cablaggi sotto l'amplificatore.




Qui si vede il gruppo delle capacità di filtro i diodi di raddrizzamento, le alimentazioni che vanno verso le valvole, la barra di massa sotto, realizzata con l'anima del comune filo d'antenna.



I cablaggi delle valvole, realizzati prima al banco poi montate sull'ampli e saldate ai terminali degli zoccoli.


Vista posteriore, 4 ingressi ed un uscita aux gestibile con uno switch soprastante, uscite altoparlanti, si può scegliere da 8 e 4homm , ma bisogna collegare il filo relativo dentro opportunamente stivato, vaschetta alimentazione e fusibile.