In basso ho incluso anche le figure dell’epoca, dove veniva, realizzato mono.
Per la sua costruzione ho preferito impiegare due telai, alimentatore e finale, in modo da scongiurare qualche loop di massa ho interferenze magnetiche, che, su realizzazioni cosi complesse, non sarei riuscito prevedere.
Lo schema impiegato è un classico ultralineare di EL34, che per l’epoca rappresentava un riferimento ma che anche oggi sta tornando di gran voga.
E^ stato realizzato completamente in dual-mono effettuando cablaggio in aria con fili ad alta percentuale di argento e rispettando, nella sezione finale, la quasi totalità del layout dei collegamenti interni dell’ampli, ho montato prima tutti i componenti nelle Tag Board, poi le ho inserite nel cabinet ed ho fatto i collegamenti.
Nella sezione alimentatore ho cambiato il pigreco di filtro dopo la GZ34, considerando che la raddrizzatrice sopporta una capacità di un valore massimo di 60mf ho portato il primo condensatore a 50mf e quello dopo l’induttore a 100mf, il progetto originale prevedeva 8 mf ma a me sembravano decisamente pochi e avevo paura che l’ampli potesse avere qualche problema di pilotaggio degli altoparlanti .
Dopo la prima accensione mi sono subito reso conto che c’era qualcosa che non andava, era molto carente in bassa frequenza, i collegamenti erano giusti e le tensioni anche, avevo il sentore di aver osato troppo nel realizzare uno schema ormai obsoleto e che, quel tipo di suono apparteneva fisiologicamente all’ampli, considerando che qui si fa un uso spudorato di controreazione.
La soluzione è presto arrivata, un bel giorno misurando le due placche delle finali, mi accorgo che vi era uno sbilanciamento dovuto ad una differenza negli avvolgimenti dei due rami dei trasformatori push-pull d’uscita, ( nucleo in saturazione) per risolvere il problema ho inserito un potenziometro di bilanciamento sui catodi delle EL34, e finalmente l’ampli ha iniziato a funzionare a dovere, l’unico inconveniente sta nel fatto che un tubo lavora più dell’altro.
Ho cambiato infine i condensatori di accoppiamento delle driver con le finali, avevo utilizzato prima dei Digitex polipropilene met., ma avevano un suono troppo metallico, l’ideale sarebbero stati dei carta e olio, infine ho preferito inserire dei Roe (semplicemente perfetti).
Ancora oggi l’M 5/20 rappresenta un riferimento nel mio impianto di casa, ha una potenza ed una dinamica sconvolgente con il tipico suono di sostanza impronta “Dynaco Stereo 70” o “Radford Sta 25”, non sono mai riuscito a portarlo al clipping, ne vado molto fiero.
Ogni tanto quando lo capovolgo per fare qualche misura rito, mi meraviglio di come abbia fatto a realizzare quel cablaggio e me lo ripercorro attentamente.
Schema elettrico.
Come si presentava il Mullard 5/20, un singolo canale.
Vista della sezione "Finale"
Retro: si vedono i connettori per anodica e filamenti separati.
Cablaggi interni in aria.
Cablaggio di un canale, relativa Tagboard.
Capacità "solen" di Filtro, per la sezione Pre, e
potenziometro per bilanciamento placche finali.
Cabinet alimentatore, ospita 2 trafo alimentazione
2 induttanze filtro, mitiche GZ34 e le capacità di filtro.